Jeannette Migliorin ripercorre il quinquennio e spiega la scelta di farsi da parte «Bilancio positivo, peccato solo non poter vedere ultimati i tanti progetti»

1 Settembre 2020News dai comuni

Un solo mandato, concluso con l’esperienza in Giunta in un esecutivo chiuso a chioccia per ripararsi dagli attacchi interni ed esterni. In mezzo, la difficoltà a conciliare il tutto con l’attività professionale. Il bilancio, comunque, tende al sereno, ma non è bastato a Jeannette Migliorin per decidere di riprovare a dare il suo contributo per Aosta. Migliorin, classe 1973, pedagogista, è entrata nell’assise aostana nelle file della Stella Alpina e dal 16 gennaio 2020 (al posto del dimissionario Andrea Paron) assessora all’Istruzione, alla Mobilità e al Decoro Urbano, con competenza in materia di Istruzione e Rapporti con l’Università, Mobilità, Smart-city, Verde pubblico, Illuminazione pubblica e Arredo urbano.

Lei è stata una delle prime ad annunciare che non si sarebbe ricandidata. Cosa le ha fatto maturare quest’idea?
Non avevo esperienze politiche precedenti, ma prima delle comunali del 2015 sono stata contattata dal movimento grazie a conoscenze dirette personali, che avevano visto in me le caratteristiche adatte per questa esperienza. Mi sono avvicinata con grande entusiasmo e voglia di fare bene. Pensavo che, avendo sempre lavorato nella gestione di gruppi e complessità di vario genere, le mie competenze potessero essere di riferimento per la dimensione politica. Entrando nella macchina, però, ho capito che le mie esperienze erano assimilabili solo per alcuni aspetti, visto che si ha a che fare sì con gruppi di persone, con temperamenti, visioni e ambizioni personali, ma tanti sono spinti più da profondo narcisismo e obiettivi personali, piuttosto che sociali. Sottolineo che la politica non è un concentrato di nefandezze, semplicemente amplifica dinamiche presenti in tutti i gruppi. Il problema è che ad un certo punto sono mancati i riferimenti. Io vengo dagli sport di squadra, ma dopo un po’ non si capiva più chi fossero gli allenatori, con una gerarchia iniziale che si è rivelata molto fragile; alle spalle non c’erano movimenti con energia e strutture necessarie per far si che questa maggioranza rimanesse unita e incisiva. Individualismi e iniziative di minisottogruppi che agivano a briglia sciolta hanno minato le fondamenta, nonostante alcune persone cercassero di tenere fede al progetto. E’ mancata la capacità dei movimenti di serrare i ranghi nelle difficoltà; i problemi a livello regionale li hanno portati a un ripiegamento su loro stessi. Mancava un’idea comune. Fulvio Centoz e Antonella Marcoz hanno cercato di tenere testa ai malfunzionamenti della coalizione, hanno fatto il possibile, hanno tenuto uniti i pezzi, ma hanno pagato il loro sforzo. Inoltre, ormai era diventato complicato conciliare impegno amministrativo e vita professionale; non c’erano stacchi, ero sempre impegnata, non sono riuscita a creare “un’unità” tra le due dimensioni.
Come ha preso questa ricerca della discontinuità a tutti i costi da parte dei movimenti che componevano la vostra maggioranza?
Credo che ci sia stato uno strappo per interrompere un crescendo di tensioni tra capoluogo e Regione. Non so in quali altri legislature ci siano stati consigli che sfornavano in continuazione interventi per invitare ad avere maggior cura e riguardo del capoluogo. Questo, sicuramente, ha incrinato un equilibrio, fatto di una quasi passiva rassegnazione che in passato si respirava. Fulvio e Antonella rappresentavano questo nuovo corso e l’hanno pagato.
Che bilancio fa di questi cinque anni e, in particolare, degli ultimi mesi da assessora?
Il bilancio e comunque positivo.
Ho avuto l’opportunità di mettermi al servizio della comunità in cui vivo, peraltro in una forma diversa rispetto a quanto fatto fino a quel momento. Poi ovviamente, ci sono altri aspetti, che hanno poi determinato le scelte da parte mia.
C’è qualcosa che non rifarebbe o che è rammaricata di non aver portato a termine?
Sicuramente se avessimo avuto i soldi – che non c’erano, – avremmo potuto fare di più. Sinceramente ho trovato assurdo che si potesse pensare che non ci importava nulla di determinati aspetti. A tutti sarebbe piaciuto essere più performanti in molte aree, ma abbiamo scelto di privilegiare i servizi, con tutti gli investimenti economici del caso. Il rammarico è quello di non aver potuto fare di più, anche a causa di uffici congestionati che non hanno potuto essere rimpolpati. Penso di non avere responsabilità dirette, non c’era trippa per gatti.
Il rammarico è quello di non aver amministrato in un periodo storico più facile. Comunque, non ho l’abitudine di pensare che ci siano errori nelle scelte che si fanno, quello che accade è un’opportunità per conoscere e imparare i propri talenti. Sono grata per tutto, anche per le tante situazioni più complesse e sconvolgenti.
Decoro urbano e verde pubblico. Si sono sprecate le critiche all’amministrazione comunale per la gestione di questi aspetti. Cosa replica? Cosa è mancato per una gestione ottimale?
Sono mancati i soldi per poter rimpolpare i capitoli del bilancio dedicati a queste aree e fare degli investimenti per tutte le pianificazioni, dalla gestione dei monumenti, alla creazione di un progetto per uniformare a decoro e gli arredi urbani. Inoltre, sono mancate anche le risorse umane. Ne approfitto per ringraziare molte persone che lavorano in Comune: sono invisibili, nessuno ne conosce l’operato e la grande abnegazione.
Illuminazione pubblica proteste dei cittadini sono state tante e veementi per i vari malfunzionamenti. E di queste settimane la scelta del progetto di Telcha come base per il prossimo bando per il project financing legato al rifacimento dell’illuminazione pubblica e implementazione della smart city. A che punto è l’iter?
Purtroppo, essendo arrivata tardi la relazione comparativa, non abbiamo potuto parlare del progetto in commissione, avremmo voluto confrontarci con i vari portatori di interesse. Ora, comunque, verrà predisposta la gara che probabilmente toccherà al nuovo esecutivo. Sinceramente mi dispiace non poter assistere alla realizzazione di un grosso lavoro, che sicuramente per il futuro porterà grandi vantaggi a livello di efficienza energetica, copertura, uniformità di servizio e gestione.
Mobilità sostenibile. A che punto siamo per la pista ciclabile Aosta in bicicletta?
Il progetto esecutivo di Aosta in bicicletta dovrebbe essere licenziato entro l’autunno e anche qui c’è il rammarico di non poter assistere all’avvio dei lavori.
Mi sarebbe piaciuto poter operare maggiormente sugli aspetti culturali e di formazione con la popolazione. C’è tanto da fare. Siamo una regione che fino a qualche anno fa erogava buoni benzina a pioggia, mentre ora ci sono contributi per mezzi a pedalata assistita, è già un cambiamento di non poco conto. Se riusciremo ad arrivare, come da me proposto, alla realizzazione di card con riconoscimenti in busta paga per chi si reca al lavoro in bici potremo dire di aver fatto un altro grande passo.
Zone 30 e limiti di velocità, è chiara la volontà di togliere le macchine dal centro di Aosta, ma sono altrettanto evidenti le rimostranze di tanti cittadini. Come valuta l’esperimento?
L’indirizzo dato dal sindaco è stato fortemente sostenuto da tutti, perché ritenevamo che avrebbe consentito una preparazione della pedonalizzazione del centro. Spiace, ad esempio, di non poter assistere alla pedonalizzazione completa dell’Arco, visto che manca la sistemazione delle rotonde e temo che con la realizzazione della scuola prefabbricata ci potranno essere dei problemi. In ogni caso, credo che questo nostro tentativo sia quello di maggior buon senso. E’ una sperimentazione, ma ci sembrava comunque l’idea più sicura, rispetto magari al disegnare con le bombolette le piste ciclabili: è una scelta di buon senso per fare un primo passo verso la pedonalizzazione completa del centro.
Fonte Gazzetta Matin – Alessandro Bianchet

 

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