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DEMOCRAZIA = MEDIAZIONE"Elemento comune a entrambe le versioni – populista e sovranista – delle attuali vie alla democrazia, è il progressivo estinguersi della mediazione, cardine della democrazia rappresentativa. Ma questo processo non è casuale né ascrivibile in proprio alle attuali visioni politiche: piuttosto, è elemento centrale e di lungo periodo di una parte consistente del pensiero occidentale, riversatosi poi nella dimensione politica. Per questo, la prima azione politica che i cattolici dovrebbero compiere consiste nella comprensione della portata di tale eliminazione, cuore del dominante pensiero post-metafisico e della sua pretesa di dar vita a un orizzonte culturale – e, di seguito, pratico – di totale immanenza. Non si creda che la ricerca delle radici culturali di una crisi drammaticamente ed evidentemente concreta sia comodo rifugio nell’astrazione di un pensiero ormai inattuale e sterile. La scelta di collocarsi in un orizzonte di completa immanenza – nella forma di un radicale scientismo, o prassismo o pragmatismo o di una mescolanza incongrua di queste tre linee – è ormai divenuta moneta corrente tale da essere 'incorporata' dai più, senza la coscienza delle sue implicazioni.Gli effetti di una scelta di questo tipo sono però evidenti quando ci si confronta con una politica appiattita sul mero tornaconto del momento, del tutto incapace di misurarsi con ciò che ha respiro globale, universale. Cadono così i concetti di umanità, generatività, solidarietà, che fioriscono solo dove lo sguardo si fa 'metafisico', nella non astratta ma concretissima capacità di passare, nel pensiero, nell’acquisizione coscienziale e infine nell’azione, dal particolare concreto e contingente a una rappresentazione universalizzante – e, dunque, mediatrice – tra i propri bisogni, aspettative, desideri e quanto è – e può essere – aspirazione di ogni altro, simile e diverso. L’aspirazione alla partecipazione totale e alla totale trasparente composizione delle molteplici volontà, distrugge la fatica della mediazione e la sostituisce – o più spesso pretende di farlo – con l’analisi statistica di dati: mai veramente totali e trasparenti, anzi sempre settoriali, nella presunzione che da questa analisi scaturiscano risposte indiscutibilmente oggettive ai quesiti che interrogano la politica.In un contesto politico che smentisce continuamente premesse e promesse di partenza, i cattolici, e in generale i cristiani, possiedono la ricchezza di una visione 'metafisica' capace di leggere il reale oltre il mero, pragmatico, utilitarismo. La parola non spaventi: il cristiano, se è tale, vive una vita concretamente metafisica, dove ogni problema, ogni relazione, ogni azione, deve essere continuamente mediata rispetto alla dimensione altra che lo trascende e a cui la sua fede continuamente lo riconduce. Non è la prassi che lo guida, né l’utilitarismo, né il pragmatismo: piuttosto, la convinzione di essere fatti dal e per il bene nonostante tutte le drammatiche limitazioni che l’uomo si riconosce e le difficoltà che incontra nel coglierne i profili. Questa convinzione, condivisa da molti uomini di buona volontà, resa consapevole dalle sfide poste dalla contingenza, dovrebbe essere il primo motore di una politica capace di progettualità, di generosità, di innovazione. Di questo contributo la nazione ha grande e urgente bisogno."Gabriella CottaDocente di Filosofia politica e Teoria Politica Università di Roma 'La Sapienza'
Pubblicato da Carlo Marzi su Sabato 27 giugno 2020