La seduta mattutina del 14 dicembre 2021, è stata interamente occupata dalla discussione generale sul Documento di economia e finanza, la legge di stabilità, le sue disposizioni collegate e il bilancio di previsione della Regione per il triennio 2022-2024.
Il Capogruppo di Stella Alpina, Pierluigi Marquis, ha annunciato il voto favorevole sui documenti di bilancio, concentrandosi sulle prospettive: «Siamo di fronte a una doppia transizione, dalla pandemia e dal modello di Valle d’Aosta che l’ha preceduta e che non ci sarà più. Rispetto al 2007, abbiamo un PIL del 18% inferiore: questo dato sintetizza una situazione socio-economica che è sensibilmente peggiorata per tutti i valdostani negli ultimi 15 anni. Oggi, dobbiamo portare la Valle d’Aosta, prima, fuori dall’emergenza sanitaria e, poi, alla creazione di un nuovo modello per recuperare competitività e attrattività. La transizione va progettata e deve essere trasformativa: ci vuole progettualità superando gli approcci verticali e a settori; ci vogliono progetti unitari, che rappresentino una visione di globalità. Per farlo, ci vuole una riforma della macchina amministrativa, che deve essere approvata in tempi brevi, altrimenti rischiamo di non riuscire a mettere a terra le azioni a favore dei valdostani. Senza le riforme, si vanifica l’effetto degli investimenti e delle risorse messe a disposizione dall’UE. Dobbiamo cambiare passo, attrezzandoci per dare risposte più concrete, interrogandoci anche sull’esercizio della nostra autonomia e sulla conoscenza del nostro territorio: sono entrambi un valore, ma dobbiamo valorizzarli per quello che effettivamente sono. Il bilancio ci permette di guardare con un certo ottimismo al triennio, anche se la spesa corrente è ancora troppo alta: un territorio di montagna va gestito con continui investimenti e interventi. Noi siamo per una visione liberale, di centro, con alla base la voglia di creare economia, non di mortificare il desiderio di intraprendere: al di là dei giusti ristori dati durante la pandemia, c’è oggi la necessità di guardare oltre, per non generare una logica di assistenzialismo che va superata.»